Esperienza Asperger per una psicoterapeuta

Esperienza Asperger per una psicoterapeuta

Quello che incontri nel tuo lavoro di psicoterapeuta non può non farti riflettere….
Dopo il primo “incontro” col mondo degli Asperger ho dovuto mettermi a studiare questo universo ancora poco conosciuto.
Spesso gli “incontri” non sono diretti, se ti va bene e vengono in studio puoi ascoltarli e osservarli, ma quando non accettano l’incontro col terapeuta devi essere in grado di intervenire per “interposta persona”!
Il primo caso che mi sono trovata ad accettare era di questo tipo! Il ragazzo, un giovane di 17 anni, non ne voleva sapere di incontrarmi, ma ascoltando la disperazione della madre non ho potuto non accettare la sfida di adeguare il mio modus operandi per cercare di dare sollievo a quella richiesta.
La diagnosi colla quale il ragazzo mi veniva presentato era di schizofrenia: diagnosi importante, enorme, destabilizzante anche per una psicoterapeuta, ma quella madre, con tutto il suo dolore, era riuscita a mettere in moto in me, quel meccanismo di pietas che non mi avrebbe più permesso di rinunciare alla sfida.
Ovviamente il ragazzo era già seguito, ma i risultati di tale lavoro erano scarsi; lui non collaborava, fuggiva dagli incontri e le sue manifestazioni di rabbia ed aggressività avevano consigliato come unica possibilità il sostegno di una adeguata terapia farmacologica, e come ultima attuabilità il ricovero coatto.
Date le premesse il futuro non si presentava roseo, per quanto concerne il mio lavoro, eppure decisi di andare avanti, alleandomi in primis coi genitori, spiegando loro che avrebbero dovuto diventare le “ mie orecchie e i miei occhi”!
Certamente la collaborazione tra famiglia e terapeuta è fondamentale in queste circostanze, ma nel caso specifico la “forza” di questa madre mi fu decisamente di aiuto.
Non entrerò nelle specifiche del metodo e delle tecniche utilizzate all’uopo, in quanto articolo divulgativo, ma posso umilmente raccontare che mi sono ritrovata a studiare, indagare, leggere, cercare tutto quello che era stato pubblicato sull’argomento…..

Come ebbe a raccomandarmi un mio maestro della scuola di specializzazione post laurea: “Se lavori senza sforzo, ricorda che non stai crescendo, non stai facendo nulla di diverso da quello che fai quotidianamente!”

E fu proprio di notte, ricordo, che non dandomi pace, cercando di mettere insieme informazioni contrastanti, mi resi conto all’improvviso che il ragazzo non rientrava tra i paradigmi degli schizofrenici. No! La sua sintomatologia soddisfaceva i criteri della Sindrome di Asperger.

Da allora sto lavorando su casi di Sindrome di Asperger con una certa frequenza, e spesso mi ritrovo a pensare se casualmente vengano con più frequenza nel mio studio, in modo del tutto casuale; se ho affinato determinate sensibilità in riferimento al disturbo, e dunque li “scovo”subito; oppure, molto più verosimilmente, se gli Asperger sono molto più frequenti statisticamente di quanto si sospetti o si analizzi.

 

 

© Dott.ssa Irene Borgia

 

 

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